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Testi a cura di Sergio Mantovani. Fotografie a cura di "ilfiumepo.net"
L'avifauna del Po tra Cremona e Caorso (PC). Più di 150 specie censite.
Plastica intrappolata dalle periodiche piene tra le fronde degli alberi Plastica intrappolata dalle piene tra gli alberi. Introduzione
Chi frequenta abitualmente il Po, ma anche chi semplicemente si soffermi qualche volta lungo le sue sponde, oppure ancora chi gli lanci qualche occhiata percorrendo uno dei numerosi ponti che lo scavalcano, può rendersi facilmente conto di quante umiliazioni il nostro Grande Fiume abbia dovuto subire: canalizzato all'interno di orribili prismate, costretto tra scarpate su cui gravano enormi massi, continuamente sottoposto ad opere di escavazione, il suo alveo ha ormai per lunghi tratti ben poco di naturale. Certo, il Po dei nostri nonni, dei tempi in cui le giornate estive potevano essere un'occasione per cimentarsi in una nuotata da riva a riva, e per avventurarsi tra splendide lanche e fitte boscaglie, appaiono molto lontani. Ciò si rivela tanto più evidente quanto più si pensi al vituperio subito dalle sue acque, gravate da un lurido fardello di inquinanti chimici e organici, o allo spettacolo desolante dell'enorme quantità di plastica lasciata intrappolata dalle periodiche piene tra le fronde degli alberi che dimorano lungo le sponde o sugli isoloni.
La concessione degli spazi golenali del Demanio ai privati ha fatto il resto, schiavizzando ben oltre il limite delle legittime esigenze produttive e del buon senso i terreni che un tempo ospitavano splendidi boschi ripariali alla prepotenza di un'agricoltura che ha spesso soddisfatto la propria ingordigia divorando ogni metro quadrato fino alla riva del fiume. Eppure…Eppure all'occhio del naturalista questa striscia d'acqua che traccia un largo solco nel cuore della Pianura Padana si rivela ancora sorprendentemente ricca. Per il birdwatcher e l'ornitologo, poi, le sorprese possono essere veramente tante. Nonostante tutte le ferite inferte, nonostante un impoverimento ambientale che da decenni è proseguito senza requie, il Po e le terre che lo bordano continuano ad esercitare un ruolo fondamentale nella capacità di attrarre gli uccelli in ogni stagione. A causa dell'orientamento longitudinale del suo corso, il fiume non rappresenta un vero e proprio corridoio per l'avifauna migratoria, che tuttavia vi trova spesso un luogo in cui sostare per nutrirsi e per Piccolo paradiso per la fauna: il Po morto Piccolo paradiso per la fauna: il Po morto
riprendersi prima di proseguire nel lungo viaggio che la porterà a destinazione, nei quartieri riproduttivi o in quelli di svernamento. Per dare un'idea della rilevanza che in tal senso il Po ancora riveste basterà dire che nei pochi chilometri compresi tra l'Isola del Deserto, di fronte a Cremona e la Riserva naturale dell'Isola de Pinedo, nei pressi di Caorso (Pc), sono state censite 150-200 specie solo ai giorni nostri. Quest'ultima precisazione è resa necessaria dal fatto che se si considerassero tutti i dati noti, compresi quindi quelli raccolti da ornitologi del passato, il numero potrebbe crescere di parecchio.
Gli spiaggioni: tipologia ambientale dalle caratteristiche peculiari
Gli spiaggioni fluviali. Tra gli ambienti più interessanti sotto il profilo ornitologico ci sono gli spiaggioni fluviali. Si tratta di una tipologia ambientale dalle caratteristiche peculiari, contraddistinta da una morfologia fortemente dinamica tanto a livello infra-annuale, in relazione alle variazioni del livello idrometrico, quanto nel medio-lungo termine, per il continuo, duplice processo di erosione-sedimentazione. Gli spiaggioni, originati da un accumulo del materiale detritico trasportato dalla corrente, possono essere in continuità con le rive, oppure occupare la parte esterna di isole fluviali. L'estensione, l'altezza rispetto al livello del fiume e, naturalmente, l'andamento delle precipitazioni, influenzano le caratteristiche del soprassuolo: quest'ultimo si presenta spoglio, sabbioso o, più raramente, ciotoloso, nei pressi del corso vivo del fiume e comunque nelle zone più basse e quindi più facilmente soggette a periodica sommersione. Allontandosi dalla riva oppure spostandosi in aree, anche prossime alla stessa, in cui il processo di accumulo ha creato una sopraelevazione tale
da metterle al riparo dai rigonfiamenti tipici del periodo primaverile e autunnale, si riscontra un processo di colonizzazione di piante erbacee di varie specie, in grado di estendersi in modo continuo nelle zone più riparate, ove facilmente si insediano anche roveti e arbusteti. Le differenti tipologie di habitat attraggono, come ci si può facilmente attendere, una diversa fauna ornitica. Colonizzazione di piante erbacee di varie specie
L'ausilio di un buon binocolo è neccessario I limicoli
Tra le specie più facilmente osservabili ci sono senza dubbio i limicoli, così chiamati perchè ricercano il cibo, costituito soprattutto da piccoli invertebrati, zampettando nel limo, nella fanghiglia situata lungo le rive. Un abitante comune di questa zona di confine tra terra e acqua è il Piro piro piccolo che, caso molto raro tra i limicoli del Po, si può osservare in tutti i mesi dell'anno; in inverno, tuttavia, diviene piuttosto raro. La primavera e l'autunno, ovvero le stagioni della migrazione, sono di gran lunga i periodi migliori per andare in cerca di limicoli. In marzo inizia a farsi vedere una specie che diventerà poi assai familiare, per il frequentaore del fiume, fino alla fine dell'estate: è il Corriere piccolo, un uccelletto che, allorquando viene disturbato, si allontana rapidamente correndo, comportamento cui deve il nome. É, anche questa, una delle poche specie che si fermano a nidificare. Molte, infatti, compiono solo qualche breve sosta per nutrirsi e riposarsi durante la lunga migrazione. E' il caso, per esempio, del Corriere grosso, molto simile al
precedente ma facilmente distinguibile (con l'ausilio di un buon binocolo, ovviamente), negli esemplari adulti, soprattutto per le zampe di colore arancio (sono rosa pallido nel piccolo) e per l'assenza dell'anello oculare giallo. Altra specie molto comune è il Piro piro culbianco, come pure la Pantana, facilmente riconoscibile per le maggiori dimensioni e per il rapido verso spesso trisillabico - tiù-tiù-tiù - che si ode molto facilmente anche da una certa distanza. Simile al Piro piro culbianco è il Piro piro boschereccio, tutt'altro che raro durante la migrazione. Nella tarda primavera compare, a zampettare nella fanghiglia, anche il più piccolo limicolo europeo, il Gambecchio, visibile ancora nella prima metà di giugno. Il suo viaggio, per raggiungere le aree di nidificazione, è ancora lungo: dovrà infatti arrivare nella tundra, sul cui suolo deporrà le sue minuscole uova. Più raramente, ma con una certa regolarità, si fa vedere anche un suo stretto parente, il Gambecchio nano: il nome comune non deve trarre in inganno, in quanto le dimensioni sono molto simili a quelle del Gambecchio, da cui si può distinguere per la colorazione più uniforme del piumaggio, di tonalità tra il grigio e il marroncino. Non raro, anche se solitamente osservabile in contingenti di modeste dimensioni (pochi individui), è il Cavaliere d'Italia, un elegante trampoliere molto facilmente riconoscibile per le lenghissime zampe rosate e la bella livrea bianco-nera. Con un po' di fortuna può capitare di osservare anche il più grande limicolo europeo, il Chiurlo, dal lungo becco ricurvo, oppure un suo stretto parente, il Chiurlo piccolo. Ma se la fortuna decide di fare la sua parte fino in fondo, l'occhio del birdwatcher potrà essere deliziato anche da autentiche rarità per le zone umide interne: è il caso, per esempio, del Piovanello tridattilo, del Voltapietre e del Piovanello maggiore. Anche senza una cospicua mano dalla buona sorte sarà possibile osservare magari qualche Piovanello e Piovanello pancianera. In rari casi - condizione indispensabile è che si tratti di aree non soggette a disturbo di origine antropica - gli spiaggioni del Po, in particolare le aree più interne, spesso parzialmente inerbite, ospitano l'Occhione. Con una buona dose di fortuna nei pochi siti in cui è presente si può udire - e magari osservare - dalla primavera all'autunno, soprattutto al tramonto, quando più di frequente emette il caratteristico richiamo.
Avifauna del Po I limicoli ricercano il cibo, costituito soprattutto da piccoli invertebrati, zampettando nel limo, nella fanghiglia situata lungo le rive.
Avifauna del Po Corriere piccolo
Gli aironi Ancora frequente, la Garzetta. Gli aironi
Delle nove specie di aironi presenti in Europa e in Italia, almeno quattro-cinque si possono osservare con facilità. Comunissimi e osservabili in tutti i mesi dell'anno, in particolare, sono l'Airone cenerino e la Garzetta: il primo si rionosce per le grandi dimensioni e la prevalente tonalità grigia del piumaggio; il secondo, assai più piccolo, è contraddistinto invece da un piumaggio candido, con becco nero e piedi gialli. La garzetta cerca il cibo in modo simile ai limicoli, percorrendo avanti e indietro le rive degli spiaggioni. Simile ma molto più grande è l'Airone bianco maggiore, osservabile però soprattutto nel periodo autunno-invernale.
Airone cenerino
L'Airone cenerino ha dalle grandi dimensioni
Garzetta
La Garzetta: piumaggio candido, becco nero e piedi gialli
 
I gabbiani e le sterne Raggrupamento di gabbiani prendendo il volo I gabbiani e le sterne
I gabbiani sono, insieme con le onnipresenti cornacchie grigie, le specie più facilmente osservabili sugli spiaggioni del Po. Il Gabbiano reale, in particolare, riconoscibile per le grandi dimensioni e il massiccio becco, giallo come le zampe, è un ospite regolare in tutte le stagioni. Non è raro osservarne raggruppamenti che superano il centinaio di esemplari e che comprendono generalmente individui adulti, riconoscibili per il piumaggio grigio, ma anche giovani e immaturi di diverse età, caratterizzati invece da una livrea di tonalità marrone, screziata di bianco in misura variabile. Frequente, dall'autunno alla primavera (poco comune invece all'inoltrarsi nella stagione di nidificazione), è anche il Gabbiano comune, molto più piccolo del precedente; dalla fne dell'inverno si riconosce facilmente per il "cappuccio" scuro, che gli scende fino alla nuca. Altri gabbiani, come la Gavina, il Gabbianello e lo Zafferano sono pure osservabili, ma assai più di rado e comunque, più facilmente, con singoli individui.
Tipiche della bella stagione sono invece le specie appartenenti alla famiglia degli Sternidi, un poco simili ai gabbiani, ma dall'aspetto più snello e dal volo più agile e leggero. Quattro o cinque, in particolare, si possono osservare ogni anno. Si tratta in tutti i casi di specie migratrici, che compaiono in primavera; tuttavia, mentre la Sterna comune e il Fraticello si fermano a nidificare (con un numero di coppie ormai purtroppo esiguo, a causa delle modificazioni ambientali e del disturbo di origine antropica), i tre mignattini (Mignattino, Mignattino piombato e Mignattino alibianche) sono solo di passo. Negli ultimi anni è divenuto inoltre pù facile oservare una grossa sterna che fino a poco tempo fa compariva solo accidentalmente: è la Sterna maggiore, di dimensioni non molto inferiori a quelle di un Gabbiano reale, con un massiccio becco di un bel rosso acceso. Il gabbiano
 
Gli incolti A ridosso del corso d'acqua sopravvivono ancora, qua e là, aree incolte. Gli incolti
Nella golena del Po, soprattutto a ridosso del corso d'acqua e sulle isole fluviali, sopravvivono ancora, qua e là, aree incolte di discreta estensione, altrove spesso scomparse, schiacciate da miopi pratiche colturali, di frequente orientate a fare tabula rasa di ogni lembo di terreno che abbia conservato un barlume di naturalità. Un vero peccato, perchè gli incolti offrono a diverse specie, alcune delle quali divenute assai poco comuni nel nostro territorio, l'habitat in cui nidificare e, insieme, una sicura fonte di cibo anche nella stagione invernale. Alcuni uccelli, inoltre, sono visibili quasi solo in questa tipologia ambientale. E' il caso, per esempio, del Beccamoschino, un piccolo passeriforme dal caratteristico volo canoro, della Sterpazzola, del raro Strillozzo e dell'Averla piccola, un uccello poco più grande di un passero ma con abitudini alimentari da piccolo rapace. Piuttosto comune è il Saltimpalo, mentre nel periodo migratorio può comparire anche il non molto dissimile Stiaccino. Anche i passeri - il mattugio (la specie legata alla campagna) soprattutto - sono frequentatori abituali degli incolti.
Dal tardo autunno e per tutto l'inverno divengono particolarmente frequenti alcuni Fringillidi, che in questo periodo dell'anno si raduno spesso in stormi: si possono così osservare gruppi di decine - ma talvolta anche centinaia - di cardellini e fringuelli e, con contingenti di minor entità, lucherini, verdoni e fanelli. Anche il Migliarino di palude, un passeriforme che nidifica in prevalenza nei canneti, d'inverno si raduna spesso negli incolti, come pure le allodole. I fagiani, la cui presenza in natura è legata alle immissioni a scopo venatorio, trovano in questo habitat un rifugio e un adeguato sito per nidificare. A partire dalla primavera è possibile, non di rado, udire anche l'inconfondibile canto della Quaglia. La presenza di uccelli terricoli e l'abbondanza di roditori (topi selvatici, arvicole) attirano diverse specie di rapaci. Il più "prezioso" è senza dubbio l'Albanella minore: di aspetto elegante e dal volo leggero, esplora frequentemente le aree incolte in cerca di prede. Si trata di una specie migratrice, che giunge da noi per lo più in aprile, per partire a fine agosto o ai primi di settembre. Gli incolti Le aree incolte golenali rappresentano i principali siti di nidificazione per molte specie
Le aree incolte golenali rappresentano per questa specie il principale sito di nidificazione lungo il medio corso del Po. Dall'autunno inoltrato e per tutto l'inverno prende il suo posto la molto simile (nella femmina) Albanella reale, uno svernante abbastanza comune. Ma le zone incolte sono predilette anche dal Gheppio, un piccolo falco divenuto sempre più comune negli ultimi anni.
 
I boschi ripariali e i pioppeti Nelle aree cespugliose, usignoli e capinere sono le specie più comuni I boschi ripariali e i pioppeti
Le rive del Po e le isole fluviali conservano tuttora lembi di vegetazione naturale, con predominanza di salice (di varie specie) e pioppo (soprattutto nero e ibrido). Anche i pioppeti industriali, peraltro nel complesso ben più estesi dei precedenti, costituiscono tuttavia un ambiente di un certo interesse per l'avifauna, sopperendo, almeno in certa misura, alla carenza dei primi. I picchi sono ospiti frequenti di questa tipologia ambientale; tutte e tre le specie presenti sono stanziali. Il Picchio rosso maggiore è molto comune e facile da osservare. Più difficile è invece vedere il Picchio verde, di dimensioni maggiori, ma dal comportamento piuttosto elusivo; il verso (la cosiddetta "risata"), potente e inconfondibile, permette tuttavia di rilevarne agevolmente la presenza. Raro ed estremamente localizzato è il Picchio rosso minore, il più piccolo rappresentante europeo della famiglia dei Picidi. . Più facile sarà rilevarlo nel tardo inverno e all'inizio della primavera, quando più frequentemente emette il suo caratteristico richiamo. Molto legato ai pioppeti è lo splendido Rigogolo, non molto dissimile per forma e dimensioni dal Merlo, ma caratterizzato, nel maschio, da un appariscente piumaggio giallo-nero.
Molto legato ai pioppeti è lo splendido Rigogolo, non molto dissimile per forma e dimensioni dal Merlo, ma caratterizzato, nel maschio, da un appariscente piumaggio giallo-nero. L'abitudine di frequentare il folto delle chiome - si tratta di un migratore che giunge da noi in primavera, quando gli alberi hanno fronde già rigogliose - lo rende tuttavia molto più facile da udire che da osservare. Il canto, melodioso e flautato, si ode infatti anche a notevole distanza. Nelle aree cespugliose, usignoli e capinere sono le specie più comuni durante il periodo di nidificazione. Anche in questo caso la conoscenza del canto permette di rilevarli (e magari di scovarli) con maggiore facilità. Nella fitta vegetazione arbustiva che ricopre spesso le rive è frequente l'Usignolo di fiume: di abitudini più ritirate rispetto alle specie appena menzionate, emette però un verso assolutamente inconfondibile. Si tratta, in questo caso, di una specie presente tutto l'anno. Due Columbidi selvatici si rinvengono facilmente: il Colombaccio, presente tutto l'anno ma particolarmente numeroso in inverno, quando giungono grossi stormi da Oltralpe, e la Tortora (da non confondere con la Tortora dal collare orientale, sedentaria e molto comune nei centri abitati), presente da aprile fino al primo autunno. Tra gli ospiti più vistosi c'è poi il Cuculo, il cui monotono richiamo risuona frequentemente in primavera (quando giunge dai quartieri di svernamento) e all'inizio dell'estate. E' una specie molto comune nelle boscaglie che circondono il Po ed è tutt'altro che difficile poterlo osservare in rapido spostamento tra gli alberi. I boschi, naturali o artificiali, della golena padana offrono dimora anche a diverse specie di rapaci. Il Lodolaio, un falco migratore che giunge da noi in aprile per nidificare, raggiunge le maggiori concentrazioni proprio nelle aree perifluviali della bassa Pianura ed anche nelle boscaglie e nei pioppeti che bordano il Po è molto frequente. A differenza del Gheppio e come il più grande e meno comune (in pianura) Pellegrino, questo rapace è specializzato nella cattura di uccelli in volo: con il suo volo velocissimo e saettante, è in grado di predare persino le pur agilissime rondini. Cattura anche grossi insetti: molto facile, in particolare, soprattutto nei pressi di acqua stagnante, è vederlo cacciare libellule. I boschi ripariali e i pioppeti La vegetazione naturale ha una predominanza di salice e pioppo I boschi ripariali e i pioppeti I picchi sono ospiti frequenti di questa tipologia ambientale
I boschi ripariali e i pioppeti I pioppeti industriali costituiscono un ambiente di un certo interesse per l'avifauna Il periodo migliore per osservarlo (e udirlo) va da agosto fino a fine settembre, quando lascia il nostro Paese per le zone di svernamento in Africa. Durante la nidificazione appare invece più elusivo e per rilevarne la presenza occorre pertanto pazientare un po' di più. Un altro predatore legato all'ambiente boschivo è lo Sparviero; diversamente dal precedente, è presente tutto l'anno, anche se è molto più frequente come svernante che durante il periodo di nidificazione. Si tratta di un predatore ornitofago (si nutre cioè di uccelli), ancora più specializzato del Lodolaio. La sua tecnica di caccia, più che nel falco, rispetto al quale è meno veloce ma dotato di maggiore agilità negli spazi stretti, è basata soprattutto sull'agguato; per questo motivo, l'ambiente boschivo valorizza al meglio il suo comportamento predatorio. Un altro rapace comune in questo ambiente è la Poiana, osservabile durante tutto il corso dell'anno, ma particolarmente numerosa in inverno. Lungo il Po trova anche, qua e là, siti idonei alla nidificazione, ma, a causa della copertura boschiva molto limitata, anche in golena sono poche le coppie che si riproducono.
Le scarpate
Quando l'alveo conservava ancora caratteri naturali per buona parte del corso, le rive presentavano spesso delle scarpate, ripide pareti di terra e, talvolta, di sabbia. Purtroppo, le opere di ingegneria fluviale realizzate negli ultimi decenni hanno spesso completamente ignorato gli aspetti naturalistici del fiume e, con il pretesto della difesa del territorio dalle piene, lo hanno imbrigliato in orribili massicciate di sassi e cemento, che nulla hanno di naturale. Oltre al grave danno ecologico e paesaggistico, ciò si è tradotto anche in una minore disponibilità di siti di nidificazione per le tre specie che, nelle porzioni più consolidate delle scarpate, scavano la loro tana a galleria. Si tratta del Martin pescatore, del Gruccione e del Topino. Le prime due, appartenenenti all'Ordine dei Coraciformi, che comprende anche upupe e ghiandaie marine, hanno un piumaggio dai colori sgargianti, particolarmente bello. Mentre il Martin pescatore nidifica in coppie isolate, il secondo si raduna spesso in colonie che, talvolta, possono essere composte da decine di coppie.
Gli incolti Le rive presentavano spesso delle scarpate quando l'alveo conservava ancora caratteri naturali
Inoltre, a differenza del Martin pescatore, specie sedentaria, il Gruccione è un migratore: giunge da noi in aprile e riparte a fine estate. La dieta è parimenti diversa: costituita per la gran parte da pesci nel primo caso, da insetti - soprattutto api, vespe e libellule - nel secondo. Anche il Topino, un uccello piuttosto somigliante a una Rondine, si riproduce in colonie. Lungo il medio corso del Po è divenuto però piuttosto raro come nidificante.